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Aeroplani ed Angeli (Carla Boni)
Etichetta: -
Distributore: -

28/10/2007

Nato inizialmente per festeggiare i primi 60 anni di carriera della grande Carla Boni, "Aeroplani ed Angeli" è figlio di una ricerca sonora e poetica lontani da un prevedibile e scontato album revival. Il sodalizio con l'artista Alessandro Orlando Graziano (produttore ed autore di molti brani del progetto) ha creato una sinergia creativa dallo spirito attualissimo. In "Aeroplani ed angeli" infatti si assiste all'incontro delle nuove generazioni di musicisti con una delle più longeve Interpreti italiane, i compositori che oltre Graziano hanno contribuito alla realizzazione del progetto risultano infatti provenienti da percorsi artistici intensissimi (H.E.R., Marco Bellotti e Stefano Pais). Sono nove le tracce che costituiscono il nucleo di questo lavoro che abbraccia generi musicali apparentemente distanti tra di loro: "Vorrei che fosse buio" è il brano che apre l'album, rappresenta l'emozione del ritorno sulle scene, quel brivido nel silenzio che prima dell'apertura del sipario, tocca ogni vero artista; "Aeroplani ed Angeli" rende omaggio al rapporto fisico di due innamorati, mezzo di raggiungimento di una felicità che si trasforma in misticismo, "Troppo giovane" si presenta come autoironico ed irresistibile tormentone pop in cui l'interprete da sfogo alla sua carica di simpatia, allegria e divertimento, doti della cantante che emergono anche nella irresistibile versione a cappella de "I tre porcellini"; "Stupida canzone" è una citazione dei celebri duetti che Carla Boni incideva negli anni 50 col suo partner di allora, Gino Latilla, dall'apparente leggerezza vagamente latineggiante del brano emerge un testo, interpretato con Alessandro Orlando Graziano, testo che risulta per contrasto introspettivo e poetico; "Il mio nome" rappresenta musicalmente un apice di questo progetto, un vellutato swing in cui la lirica controversa ed attualissima denuncia la volontà di poter scegliere liberamente la propria identità di genere,"Pistacchio e smog" è l'invito al rispetto del prossimo, una ballata rock contro le frustrazioni ed il caos della modernità, una incitazione a fare noi, per primi, del nostro meglio per migliorare il mondo in cui viviamo; "Portami in India" è un viaggio olfattivo verso luoghi lontani nel tempo e nello spazio, verso emozioni vissute intensamente, verso un "altrove" della memoria che diventa magicamente ed inspiegabilmente un "qui", un inno alla bellezza della vita in tutte le sue stagioni; è con "Sui grattacieli del piacere" che si conclude l'album, un brano questo di natura fortemente sperimentale che vuole fondere elettronica e ricerca vocale, un congedo per poter ritornare nell’astrazione di una nota musicale, di una frase non conclusa, di un’idea.

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